Vai ai contenuti. | Spostati sulla navigazione

Strumenti personali

Lombardia

sei qui: Home » Risorse » Stampa, Radio, TV e Web » Rassegna Stampa » Una campagna mediatica sedicente lanciata dall’IDO-Istituto di Ortofonologia di Roma e dall’Associazione “Giù le mani dai bambini”

Una campagna mediatica sedicente lanciata dall’IDO-Istituto di Ortofonologia di Roma e dall’Associazione “Giù le mani dai bambini”

La risposta dell'AID

L’Associazione Italiana Dislessia è nata per tutelare i diritti delle persone con Disturbi
Specifici dell’Apprendimento (DSA), motivo per cui sentiamo il dovere di intervenire a
fronte di una campagna mediatica sedicente lanciata dall’IDO-Istituto di Ortofonologia di
Roma e dall’Associazione “Giù le mani dai bambini”, un sodalizio che pare costituito con il preciso scopo di rafforzare il concetto di medicalizzazione dei DSA e accentuare
l’allarmismo, ricorrendo alla trita e ritrita correlazione con i disturbi di attenzione (ADHD) e l’abuso dei farmaci.

Non si tiene conto che il percorso di approfondimento per comprendere la causa di un problema così delicato come una difficoltà scolastica è inevitabilmente complesso, e non si riduce alla valutazione delle abilità cognitive connesse all’apprendimento (es. intelligenza, attenzione, memoria, lettura, scrittura, calcolo), ma si allarga alla motivazione del bambino ad imparare, al contesto socio-culturale della sua famiglia, alla metodologia didattica e alle caratteristiche individuali dei suoi insegnanti.

E’ intuitivo che tutti i fattori menzionati contribuiscono al successo/insuccesso scolastico, motivo per cui qualunque “teoria” intendesse spiegare tutte le difficoltà di apprendimento alla luce di uno solo di tali fattori, risulterebbe riduttiva se non ottusa.

C’è chi pensa che i DSA siano in realtà riconducibili ad un “Disturbo Specifico di Insegnamento”, cioè un insegnamento poco rigoroso delle abilità primarie come scrivere, leggere e far di conto, perché insegnare a scrivere in bella calligrafia verrebbe considerata da certi docenti una pratica “reazionaria”.

Il confronto quotidiano con i bambini che sperimentano una difficoltà di apprendimento, qualunque essa sia, e i colloqui con i loro genitori e i docenti, ci insegnano che le cose sono sempre più complesse di come appaiono.

Le storie dei bambini con DSA sono simili ma sempre diverse l’una dall’altra, in quanto determinate dal contributo di diversi fattori: neurobiologici, emozionali, famigliari e pedagogici.

Se vogliamo dare un contributo costruttivo che aiuti a fare chiarezza in questo ambito, pensiamo che il metodo migliore non sia quello di esporre assiomi e postulati, o peggio slogan allarmistici e infondati, ma piuttosto quello di porsi e porre delle domande, recuperando una dimensione dialettica, certamente più fruttuosa.
E’ possibile uscire dalla sterile dicotomia malattia/non malattia, disturbo/non disturbo?

Le neuroscienze cognitive hanno spiegato ciò che molti insegnanti attenti hanno sempre osservato, ovvero la presenza di bambini con inattese difficoltà negli apprendimenti di base.

Finalmente la legge 8 ottobre 2010, n. 170 garantisce il diritto allo studio per i bambini con DSA: è dunque possibile che gli insegnanti, acquisite nuove modalità di comprensione delle difficoltà dei loro alunni, riprendano appieno il proprio ruolo, proprio con il fine di ridurre la medicalizzazione delle difficoltà scolastiche, e non certo di incrementarla, rendendo l’ambiente scolastico più inclusivo e garantendo pari opportunità a tutti i bambini.

Dott. Cristiano Termine
NPI dell'Università degli Studi dell'INSUBRIA
Membro del Consiglio Direttivo AID

Scarica il Comunicato Stampa

Azioni sul documento